UN PASSATO MILLENARIO


Tempio, fortezza, monastero. Poi castello, maniero, rifugio per armenti e infine laboratorio d’arte e cantina. Dagli Etruschi ai Romani, passando per i turbolenti anni del Medioevo, l’abbandono e il recupero di Sandro Chia durante gli anni ’80, Castello Romitorio è un luogo dove il tempo ha una dimensione fisica, tangibile. Dove il vino vive di storia e la storia racconta di una passione millenaria per questi luoghi, da sempre vocati alla produzione vitivinicola e da sempre contesi per l’importanza strategica dei passaggi e dei commerci.

Dove oggi sorge il Castello Romitorio furono campi e boschi degli Etruschi, una delle prime società organizzate della nostra penisola, focolaio della civiltà italiana. La cittadina di Murlo, pochi chilometri a nord di Romitorio, conserva una delle più importanti aree archeologiche etrusche, con edifici risalenti al VII secolo a.C.

L’epoca etrusca

I Romani

Le fondazioni del Castello Romitorio risalgono probabilmente ad epoca romana, forse come prigione di soldati disertori di fede cristiana. È questo un periodo di grande sviluppo economico e di commercio, facilitati dalla posizione della Val d’Orcia, attraversata dai fiumi navigabili dell’Ombrone, dell’Arbia e dell’Orcia. Resti archeologici rivelano la presenza di coltivazioni agrarie, miele e vino, prodotti su cui si fondava l’economia della zona.

Il Castello viene trasformato in monastero almeno fino al XII secolo, quando iniziarono le dispute tra Firenze e Siena. Fu allora fortificato per la sua posizione strategica, al centro delle vie di comunicazione tra la costa e il centro Italia e tra il nord e il sud della penisola. L’attuale edificio, imponente e solitario, affiancato da una piccola cappella, è di costruzione trecentesca. Montalcino e il complesso di fortificazioni di cui il Castello Romitorio faceva parte furono sempre fieri della propria libertà: nel 1559, quando si arresero ai Medici, rappresentavano l’ultimo Comune libero d’Italia. È a questo periodo a cui risalgono le prime testimonianze scritte del Brunello, con cui i difensori di Montalcino si «arrubinavano il volto».

Medioevo

IL RUDERE

Recuperato come maniero e villa patrizia già nell’Ottocento, il Castello Romitorio fu abbandonato nel secondo dopoguerra, e rimase disabitato per lunghissimo tempo. Divenuto ospizio per pastori e armenti, negli anni ’70 divenne proprietà del Barone Giorgio Franchetti, luminare del collezionismo d’arte e del recupero di edifici storici. Non essendo mai riuscito a completare il suo piano di sviluppo e restauro, il Barone venderà il castello in stato di rudere a Sandro Chia nel 1984.

La seconda vita di Castello Romitorio inizia nel 1984, anno in cui fu acquistato dall’artista Sandro Chia, che fece dell’antico maniero la sua residenza e il suo laboratorio artistico. Assieme al Castello, Chia rilevò vigneti, boschi di lecci e gerbidi. L’obbiettivo fu subito chiaro: Romitorio poteva tornare a splendere solo se, al recupero del Castello, fosse stata ripristinata la sua antica vocazione alla viticoltura.

La rinascita

1984

Sperimentazione e identità

1985-1990

Nella seconda metà degli anni ’80, Montalcino è un laboratorio di sperimentazione. Vigne e cantine innovano nel solco della tradizione alla ricerca di una nuova, antica identità. Terra, viticoltura ed enologia scommettono sulla rinascita del Brunello, vino secolare, in grado di esprimere, qui soltanto, le potenzialità più autentiche del Sangiovese. Sandro Chia è in prima linea: capisce l’importanza di creare vini classici e rappresentativi.

Nel 2005 Castello Romitorio inaugura la nuova cantina. Il maniero trecentesco si abbellisce delle opere di Sandro Chia, studiate per armonizzare avanguardia e passato millenario, collezionismo e antichità. Nello stesso anno, entra in azienda Filippo Chia, figlio di Sandro, che avvia un processo di profondo rinnovamento dei vini e dello stile, puntando su Sangiovese in purezza dall’estrema eleganza e dal carattere territoriale.

La nuova cantina, avanguardia e antichità

2005

CASTELLO ROMITORIO:
CONSISTENZA ED ESPRESSIVITÀ

Dopo trent’anni di lavoro sul territorio, oggi Castello Romitorio è una realtà vitivinicola riconosciuta a livello internazionale, specialista del Sangiovese e del Brunello di Montalcino. L’impegno di Filippo Chia si muove tra tradizione e ricerca dell’eccellenza, classicità e innovazione. La sfida più impegnativa è quella di essere all’altezza di un territorio straordinario, continuando ad offrire vini di consistenza qualitativa ed espressività territoriale.

Per fare un grande vino sono necessari un folle per coltivare le viti, un saggio per sovrintendere, un poeta lucido per creare il vino, un innamorato per berlo.

SALVADOR DALI